I versi dei sette poeti del quartiere. Mantengono l’anonimato e scrivono in romanesco: presto un libro
“Ce vivo da sempre, da quanno so’ nato/ Nessuno finora ve l’ha raccontato / de la poesia che c’ha ‘sto quartiere / de quanto ‘e persone ar Trullo so’ vere”.
Non conta la qualità, certo opinabile, dei versi. Conta l’idea: a raccontare per strofe il suo quartiere è Er Pinto, il più giovane dei sette Poeti der Trullo. Cinque ragazzi e due ragazze, fra i 22 e i 29 anni, che nella poesia hanno trovato un modo per strapparsi a una vita fatta di monotonia e orizzonti angusti; e per qualcuno di droghe in crescendo, criminalità, gioventù sprecata.
Mantengono un rigoroso anonimato, anche fra loro: l’unico a conoscere tutti i membri del gruppo è l’ideatore, uno studente di Lettere a Roma Tre che si firma Inumi Laconico. A far da ponte fra i sette è la pagina Facebook aperta da Inumi due anni fa, dove ognuno pubblica i suoi lavori e commenta quelli degli altri. “Ci seguono più di 4.500 persone. Dal Trullo, dal resto di Roma, e anche da lontano, fino alla Sicilia” riferisce Inumi. Senza lasciarsi scoraggiare dal romanesco che usano quasi sempre. È una scelta, precisa Inumi, che si esprime in ottimo italiano: “Se vuoi raccontare la vita di tutti i giorni devi usare la lingua di tutti i giorni. Ed è anche un modo per recuperare la poesia, che a scuola finisce per diventare, nel migliore dei casi, una noia pazzesca”.
Così come è una scelta quella di nascondersi dietro pseudonimi. “Soltanto così siamo davvero liberi. Al Trullo domina ancora, nel bene e nel male, una mentalità paesana; ci sono leggi non scritte che devi rispettare. Solo firmandosi Gatta Morta una ragazza che nella vita fa la sarta può scrivere di fantasie erotiche, perversioni, sfrontatezza. Solo come Bestia un mio amico carissimo può raccontare in versi il suo passato sbagliato, una rapina, la gambizzazione di un debitore”.
Fra i seguaci della pagina Facebook, molti vorrebbero unirsi al gruppo: ma i Poeti der Trullo hanno deciso da tempo di non superare quota sette. Una volta al mese, però, pubblicano e discutono i lavori di qualcun altro, in una sotto-pagina intitolata “L’Ottavo Poeta”. Anche se i temi delle opere – e la qualità – evolvono nel tempo, la fonte d’ispirazione, “inesauribile”, resta la vita del quartiere. “Per me il Trullo è un luogo della mente, un territorio letterario come la Lisbona di Fernando Pessoa”. Entro l’estate è previsto il prossimo passo importante, il passaggio dal virtuale alla carta: “Un libro con le nostre storie, e le poesie in appendice. Un libro vero.”
Michele Concina
15 aprile 2012 – Il Messaggero
Il Messaggero